Partirà a breve in Italia, e in Valtellina, la raccolta di firme per il referendum contro la privatizzazione dell'acqua. In argomento, è stato di recente tenuto un affollatissimo e dibattuto convegno a Ponte Valtellina. Quando si deve fare delle scelte è sempre utile conoscere i termini della questione. Una prima domanda che ci si deve porre è: fino a che punto è lecito privatizzare (mercificare) l'acqua considerata da sempre un bene comune? L'acqua sta diventando l'oro del futuro e vi è chi pensa di andare alla conquista di questa nuova miniera.
Si obietta che anche se ciò avvenisse, le sorgenti e la rete continueranno a essere proprietà pubbliche, nonostante la concessione ai privati. Si deve rimarcare che il diritto all'acqua si esercita e si concretizza nel momento in cui questa sgorga dal rubinetto ed è potabile. Non lo si esercita andando all'acquedotto o alla fonte. Si esercita attraverso la gestione e l'erogazione della stessa. E' sempre utile sapere come altrove ci si comporta. La gran parte degli Stati europei ha bloccato la privatizzazione o, come in Francia, si è ripubblicizzata l'acqua. La Svizzera ha dichiarato le acque e le reti monopolio di stato e, quindi, non privatizzabili. Il Belgio ha stabilito che l'erogazione dell'acqua sia gestita in house. Il pacchetto azionario è nelle mani dei municipi. Gli Usa hanno stabilito che la gestione delle reti idriche sia nelle dei comuni. Uruguay, Bolivia, Equador e Cile hanno costituzionalmente sancito il diritto all'acqua.
La privatizzazione dell'acqua desta forti preoccupazioni poiché se un bene così importante passa nelle mani dei privati la sua gestione sarà guidata dal guadagno. Dovrà essere necessariamente redditizia. Si deve ricordare che l'acqua è un bene a cui non si può in assoluto rinunciare e che ad essa non esistono succedanei. Succederà, allora, che gli 8 milioni di cittadini italiani che non hanno accesso all'acqua, continueranno a vivere in tale condizione, è probabile che i 18 milioni che bevono acqua non depurata continueranno a berla tale. Simile situazione può essere rimediata se si investiranno circa 62 milioni di euro. Si deve riassettare il sistema idrico italiano e renderlo efficiente. Sono investimenti elevati a cui probabilmente i privati non intendono porre mano.
La privatizzazione comporterà certamente aumento dei prezzi. E' già successo. Non vale sostenere che le gare di appalto e la quotazione in borsa eserciteranno azioni salvifiche incidendo in senso riduttivo sui prezzi. Le privatizzazioni passate ci hanno ammaestrato. La privatizzazione inciderà sui controlli. Li allenterà e, forse, le acque depurate e controllate che vengono erogate in moltissimi comuni (la cosiddetta Acqua del sindaco) non saranno più tali o lo saranno di meno. Non si vuole demonizzare il privato. Si vuole solamente rimarcare che un bene comune non può diventare una merce. Se l'acqua diventa una merce immancabilmente sarà sottoposta alle leggi che il mercato riserva alle merci.
Guglielmo Giumelli, da "La Provincia di Sondrio - 8/4/2010"
Prossimi appuntamenti
Giovedì 31 marzo 2011 alle ore 20,30 presso l'aula consiliare di Novate
Mezzola, incontro pubblico sul servizio idrico integrato e costituzione del
comitato locale Valchiavenna.
Venerdì 01 aprile 2011 alle ore 20,45 presso l'aula consiliare di Montagna
in Valtellina, incontro pubblico sul tema acqua bene comune e referendum.
Mezzola, incontro pubblico sul servizio idrico integrato e costituzione del
comitato locale Valchiavenna.
Venerdì 01 aprile 2011 alle ore 20,45 presso l'aula consiliare di Montagna
in Valtellina, incontro pubblico sul tema acqua bene comune e referendum.
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