Prossimi appuntamenti

Giovedì 31 marzo 2011 alle ore 20,30 presso l'aula consiliare di Novate
Mezzola, incontro pubblico sul servizio idrico integrato e costituzione del
comitato locale Valchiavenna.
Venerdì 01 aprile 2011 alle ore 20,45 presso l'aula consiliare di Montagna
in Valtellina, incontro pubblico sul tema acqua bene comune e referendum.

lunedì 10 gennaio 2011

Moratoria subito, diritto di voto nel 2011



Per firmare la moratoria vai all'indirizzo: http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_petitions&view=petition&id=169

Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.

Hanno posto la loro firma perché hanno capito che la battaglia per l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto in discussione tutta la normativa attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal “decreto Ronchi” che ne vuole rendere definitiva la privatizzazione.

Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene essenziale alla vita la decisione non può essere delegata ad alcuno ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.

Per questo chiediamo alle forze politiche e istituzionali l’immediata approvazione, comunque entro il 31.12.2010, di un provvedimento di MORATORIA sulle scadenze previste dal “decreto Ronchi” e sulla normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale.

Le scadenze imposte dall’art. 23 bis della Legge n. 133/2008 e successive modificazioni, (31 dicembre 2010 in alcune situazioni e 31 dicembre 2011 per altre), e quelle previste dalla Legge 42/2010 sulla soppressione delle A.ATO, come organi di decisione da parte dei Comuni sui modelli di affidamento, rischiano di far accelerare i processi di privatizzazione in corso e vanno di conseguenza posticipate a dopo il referendum.

Contemporaneamente, poiché in caso di elezioni anticipate, la scadenza referendaria, attualmente prevista per la primavera 2011, verrebbe posticipata di un anno, chiediamo che sin da subito le forze politiche e istituzionali si impegnino ad approvare, nel caso si renda necessario, un provvedimento di deroga a quanto previsto dalla Legge 352/1970, in modo da poter svolgere i referendum entro il 2011.

Così come a livello territoriale chiediamo a tutti gli enti locali di procedere verso la ripubblicizzazione del servizio idrico e la sua gestione pubblica e partecipativa, e di fermare tutte quelle iniziative che predispongono l’ingresso dei privati nelle società, l’ulteriore aumento delle loro quote di capitale e tutte le manovre societarie di inglobamento dei grandi gestori nei confronti delle piccole gestioni.

La straordinaria raccolta di firme referendaria e la diffusa consapevolezza sociale sul tema dell’acqua richiedono il rispetto di una volontà popolare già espressa, quella di poter votare prima possibile su un tema essenziale per la vita delle persone.

I referendum per l’acqua costituiscono un’insostituibile occasione per l’apertura di una grande discussione in tutto il Paese su un tema che è di stretta attualità in tutto il pianeta. Dalla Bolivia alla Francia, dal Brasile al Belgio, in tutti i Paesi sono in atto mobilitazioni e conflitti tra chi si batte per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua e chi vuole consegnarla ai capitali finanziari delle grandi multinazionali.

La stessa Assemblea delle Nazioni Unite, ha riconosciuto quest’anno - con il voto favorevole del Governo italiano- che “l’acqua potabile è un diritto fondamentale, essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti i diritti dell’uomo” ed ha rivolto l’invito agli Stati ed alle Organizzazioni internazionali a fornire tutte le risorse finanziarie.

Per questo chiediamo l’apertura di una grande discussione in tutti gli angoli del Paese, con una informazione seria e documentata e un confronto senza menzogne e senza propaganda.

Sarebbe una grande occasione di crescita collettiva e di democrazia.

E tutti sappiamo quanto sia necessaria.


giovedì 6 gennaio 2011

Lettera aperta ai sindaci della Provincia di Sondrio

"Egr. Sig. Sindaco,
anche in provincia di Sondrio stiamo assistendo ad una accelerazione dei processi di privatizzazione dell'acqua e del servizio idrico integrato. La costituzione di una nuova azienda interamente pubblica (nuova SECAM) con la prospettiva però di cedere almeno il 40% delle quote azionarie ad un socio privato entro il 31.12.2011, aggiunta alla prospettiva della formazione di un'Azienda Unica di Valle, rischia di consegnare nelle mani del mercato e dei privati la gestione di un bene fondamentale qual è l'acqua. La proposta di inserire nello statuto della nuova SECAM il vincolo di non andare oltre il 40% non tutela la conservazione della gestione pubblica, in quanto il Decreto Ronchi impone che il privato (anche se subentra in quota minoritaria) abbia compiti operativi, relegando la componente pubblica (seppur maggioritaria) ad un ruolo marginale.

In Provincia di Sondrio, in virtù delle peculiarità del territorio, si sarebbe dovuto chiedere la deroga per l'affidamento cosiddetto "in house", ovvero a società totalmente pubblica. C'è ancora il tempo per farlo se i comuni lo chiederanno.

L'ATO della vicina provincia di Lecco ha avviato l'affidamento "in house" con decorrenza 1 novembre 2010; l'ATO della città di Milano si sta attivando per prorogarlo fino al 2027. A questo si aggiunga la legge regionale della Lombardia, in via di approvazione, che tende ad esautorare completamente i comuni stabilendo che gli stessi hanno diritto ad esprimere un parere sulle decisioni che verranno prese dalla sola Amministrazione Provinciale.

Il futuro dell'acqua è nelle nostre mani. In allegato Le inviamo l'appello a farsi parte attiva sia a livello regionale (per la modifica del progetto di legge) che a livello nazionale (per la moratoria). Le rivolgiamo un accorato appello anche per quanto riguarda l'affidamento pubblico "in house", per un territorio che è l'unico, della Regione Lombardia, completamente montano e che per quanto riguarda le acque è già oggetto di uno sfruttamento massivo, con pochi ristorni al territorio."

Per il Coordinamento acqua pubblica della provincia di Sondrio
Martina Simonini

In Lombardia il futuro dell'acqua è in mano ai privati

Nonostante le azioni di mobilitazione dei cittadini attraverso email e presidi in corso dal mese di Novembre, la regione Lombardia ha approvato il Pdl 57 sul servizio idrico. Ieri 22 dicembre alle ore 17.00, dopo una seduta molto movimentata, le forze politiche della maggioranza (Pdl e Lega Nord) hanno dato il via libera al Pdl 57 con alcune piccole modifiche alla versione licenziata dalla Commissione VIII in data 25 novembre, sul quale c'era stata il parere favorevole dell'Anci.


Nella fase finale della votazione tutte le forze della opposizione hanno abbandonato la sala denunciando la mancanza dell'urgenza di tale provvedimento e l'inadeguatezza della legge che affida di fatto l'acqua al mercato e alle multinazionali pronte ad entrare nella gestione dell'acqua in Italia.

Questo provvedimento, afferma Rosario Lembo, presidente del Comitato Italiano contratto mondiale sull'acqua fa si che :" la regione Lombardia si distingue ancora una volta per essere l'apripista dei modelli di privatizzazione dell'acqua proposti dal Governo nazionale con il decreto Ronchi, offrendo alle imprese multinazionali europee la possibilità di accaparrarsi le gestioni efficienti delle aziende pubbliche lombarde fin'ora controllate dai comuni. In parallelo si è assistito ancora una volta alla farsa di una Lega, paladina delle difesa delle autonomie locali e dei beni dei territori, che accetta di espropriare i comuni della propria autonomia gestionale dei servizi idrici trasferendo le competenze alla provincia".

Le forze della maggioranza hanno inoltre deliberatamente trascurato l'orientamento del Governo Nazionale e la richiesta delle altre Regioni di posticipare la soppressione degli AATO al 31/12/12011, come confermato dal decreto Mille Proroghe approvato nella stessa giornata dal governo.

In merito al provvedimento i comitati dell'acqua avevano chiesto il rinvio della discussione in aula in attesa della definizione del quadro legislativo nazionale entro cui impostare norme regionali sulla gestione dell'acqua pubblica a seguito dello svolgimento dei referendum sull'acqua nella primavera del 2011. Il Coordinamento dei Comitati chiedeva inoltre alla regione l'avvio di una riflessione politica sulle modalità di organizzazione del servizio idrico integrato impostata sui bacini idrici e non sulla dimensione amministrativa provinciale e, tenuto conto della recente sentenza della Corte Costituzionale, la classificazione del servizio idrico come servizio pubblico locale di interesse generale, da organizzare su regionale, provvedendone la gestione diretta a mezzo di Consorzi tra Comuni.

Al fine di salvaguardare l'autonomia decisionale dei Comuni in merito alle modalità di affidamento del servizio idrico, il Coordinamento dei Comitati chiedeva l'accoglimento di un emendamento che consentisse la costituzione di un'Azienda speciale consortile in capo alla Provincia,in luogo della Azienda speciale, la cui assemblea composta da tutti i sindaci dell'ambito, costituisce l'organo sovrano per la delibera dell'affidamento del servizio, invece che delegare la medesima funzione ad un consiglio di amministrazione di 3 persone come previsto dell'art 48 del Pdl 57. Tale opzione avrebbe consentito di salvaguardare i requisiti previsti dalla legislazione vigente e da quella comunitaria per l'affidamento della gestione ad una società a totale capitale pubblico.

"A questo punto", dichiara Rosario Lembo a nome dei comitati lombardi per la difesa dell'acqua pubblica: "per contrastare il nuovo quadro legislativo regionale che prevede solo lo strumento della gara per l'affidamento è necessario che i sindaci Lombardi recuperino l'entusiasmo e la volontà politica attivandosi in primo luogo per difendere l'autonomia decisionale delle autorità d'ambito per tutto il 2011,in funzione della proroga nazionale. Secondariamente i consigli comunali devono recuperare lo spirito referendario che aveva portato 144 comuni lombardi alla modifica della
precedente legge regionale sull'acqua che imponeva l'obbligo della messa a gara dei servizi idrici chiedendo una modifica del Pdl 57 e nel contempo sostenere la campagna referendaria dichiarandosi Comitati per il si".


Per maggiori informazioni:

Comitato Italiano contratto Mondiale sull'acqua Onlus -
segreteria@contrattoacqua.it

In Lombardia il futuro dell'acqua è in mano ai privati

Nonostante le azioni di mobilitazione dei cittadini attraverso email e presidi in corso dal mese di Novembre, la regione Lombardia ha approvato il Pdl 57 sul servizio idrico. Ieri 22 dicembre alle ore 17.00, dopo una seduta molto movimentata, le forze politiche della maggioranza (Pdl e Lega Nord) hanno dato il via libera al Pdl 57 con alcune piccole modifiche alla versione licenziata dalla Commissione VIII in data 25 novembre, sul quale c'era stata il parere favorevole dell'Anci.

Nella fase finale della votazione tutte le forze della opposizione hanno abbandonato la sala denunciando la mancanza dell'urgenza di tale provvedimento e l'inadeguatezza della legge che affida di fatto l'acqua al mercato e alle multinazionali pronte ad entrare nella gestione dell'acqua in Italia.

Questo provvedimento, afferma Rosario Lembo, presidente del Comitato Italiano contratto mondiale sull'acqua fa si che :" la regione Lombardia si distingue ancora una volta per essere l'apripista dei modelli di privatizzazione dell'acqua proposti dal Governo nazionale con il decreto Ronchi, offrendo alle imprese multinazionali europee la possibilità di accaparrarsi le gestioni efficienti delle aziende pubbliche lombarde fin'ora controllate dai comuni. In parallelo si è assistito ancora una volta alla farsa di una Lega, paladina delle difesa delle autonomie locali e dei beni dei territori, che accetta di espropriare i comuni della propria autonomia gestionale dei servizi idrici trasferendo le competenze alla provincia".

Le forze della maggioranza hanno inoltre deliberatamente trascurato l'orientamento del Governo Nazionale e la richiesta delle altre Regioni di posticipare la soppressione degli AATO al 31/12/12011, come confermato dal decreto Mille Proroghe approvato nella stessa giornata dal governo.

In merito al provvedimento i comitati dell'acqua avevano chiesto il rinvio della discussione in aula in attesa della definizione del quadro legislativo nazionale entro cui impostare norme regionali sulla gestione dell'acqua pubblica a seguito dello svolgimento dei referendum sull'acqua nella primavera del 2011. Il Coordinamento dei Comitati chiedeva inoltre alla regione l'avvio di una riflessione politica sulle modalità di organizzazione del servizio idrico integrato impostata sui bacini idrici e non sulla dimensione amministrativa provinciale e, tenuto conto della recente sentenza della Corte Costituzionale, la classificazione del servizio idrico come servizio pubblico locale di interesse generale, da organizzare su regionale, provvedendone la gestione diretta a mezzo di Consorzi tra Comuni.

Al fine di salvaguardare l'autonomia decisionale dei Comuni in merito alle modalità di affidamento del servizio idrico, il Coordinamento dei Comitati chiedeva l'accoglimento di un emendamento che consentisse la costituzione di un'Azienda speciale consortile in capo alla Provincia,in luogo della Azienda speciale, la cui assemblea composta da tutti i sindaci dell'ambito, costituisce l'organo sovrano per la delibera dell'affidamento del servizio, invece che delegare la medesima funzione ad un consiglio di amministrazione di 3 persone come previsto dell'art 48 del Pdl 57. Tale opzione avrebbe consentito di salvaguardare i requisiti previsti dalla legislazione vigente e da quella comunitaria per l'affidamento della gestione ad una società a totale capitale pubblico.

"A questo punto", dichiara Rosario Lembo a nome dei comitati lombardi per la difesa dell'acqua pubblica: "per contrastare il nuovo quadro legislativo regionale che prevede solo lo strumento della gara per l'affidamento è necessario che i sindaci Lombardi recuperino l'entusiasmo e la volontà politica attivandosi in primo luogo per difendere l'autonomia decisionale delle autorità d'ambito per tutto il 2011,in funzione della proroga nazionale. Secondariamente i consigli comunali devono recuperare lo spirito referendario che aveva portato 144 comuni lombardi alla modifica della
precedente legge regionale sull'acqua che imponeva l'obbligo della messa a gara dei servizi idrici chiedendo una modifica del Pdl 57 e nel contempo sostenere la campagna referendaria dichiarandosi Comitati per il si".


Per maggiori informazioni:

Comitato Italiano contratto Mondiale sull'acqua Onlus -
segreteria@contrattoacqua.it

lunedì 2 agosto 2010

MAILBOMBING contro la privatizzazione dell'acqua in Lombardia

Salve,
sulla stampa è stata anticipata la notizia che il 5 agosto (approfittando della "distrazione" delle vacanze...) la Giunta Regionale della Lombardia approverà un Progetto di Legge sulla gestione dell'acqua, in applicazione del Decreto Ronchi, lo stesso di cui si chiede l'abrogazione attraverso il Referendum nazionale che ha raccolto 1 milione e 400 mila firme in Italia, di cui ben 237 mila in Lombardia.
Pertanto anche il Progetto di Legge della Giunta Regionale porterà a consegnare ai privati la gestione dell'acqua.
Vi invitiamo quindi a mandare (da oggi al 5 agosto) un'email agli Assessori Regionali per dire NO alla privatizzazione dell'acqua in Lombardia.
In fondo vi riportiamo gli indirizzi e il testo dell'appello (se volete modificate l'oggetto, per evitare che cancellino l'email come spam).
Fate sentire la vostra voce.
Saluti fraterni,
Roberto Fumagalli

______________________________


INDIRIZZI:

roberto_formigoni@regione.lombardia.it, marcello_raimondi@regione.lombardia.it, andrea_gibelli@regione.lombardia.it, giulio_decapitani@regione.lombardia.it, romano_colozzi@regione.lombardia.it, domenico_zambetti@regione.lombardia.it, stefano_maullu@regione.lombardia.it, massimo_buscemi@regione.lombardia.it, Giulio_Boscagli@regione.lombardia.it, raffaele_cattaneo@regione.lombardia.it, gianni_rossoni@regione.lombardia.it, romano_la_russa@regione.lombardia.it, Luciano_Bresciani@regione.lombardia.it, carlo_maccari@regione.Lombardia.it, Alessandro_Colucci@Regione.Lombardia.it, monica_rizzi@regione.lombardia.it, daniele_belotti@regione.lombardia.it

p.c. roberto@circoloambiente.org


OGGETTO: NO alla privatizzazione dell'acqua in Lombardia.

TESTO:

Agli Assessori della Giunta Regionale della Lombardia


Egregio Assessore,
apprendiamo dalla stampa che il giorno 5 agosto p.v. verrà discusso e messo in votazione in Giunta Regionale un Progetto di Legge inerente la gestione dei servizi idrici integrati (S.I.I.), in applicazione del cosiddetto Decreto Ronchi (art. 23 bis della Legge 133/2008, così come modificato dall'art. 15 della Legge 166/2009).
Le anticipazioni sui contenuti del PDL riguardo le modalità di affidamento dei S.I.I. ci preoccupano, poichè obbligherebbero alla privatizzazione della gestione dell'acqua.
Infatti con l'applicazione del Decreto Ronchi Ronchi, l'affidamento della gestione dei S.I.I. a soggetti privati - ovvero a imprese italiane o straniere interessate solo a fare profitto - diventa la modalità ordinaria di assegnazione del servizio; in tal modo si porrebbe fine alle virtuose gestioni pubbliche che, in alcune province della Lombardia, risultano all'avanguardia a livello europeo.

Ricordiamo in questa occasione che a sostegno del Referendum per l'abrogazione del Decreto Ronchi e per la ripubblicizzazione del servizio idrico, in Italia sono state raccolte 1 milione e 400 mila firme, delle quali ben 237 mila nella sola Lombardia (www.acquabenecomune.org).
Si rammenta inoltre che ben cinque Regioni hanno impugnato per incostituzionalità l'art. 23 bis (così come modificato dall'art. 15 del Decreto Ronchi), ritenendo la norma lesiva delle prerogative delle Regioni stesse in materia di servizio idrico.

E' inopportuno che vengano adottati provvedimenti fintanto che la Corte Costituzionale non si esprima sui ricorsi delle Regioni e sull'ammissibilità dei Referendum abrogativi sottoscritti da 1 milione e 400 mila cittadini.

Inoltre è utile ricordare che negli scorsi anni in Lombardia si è attivata una vasta mobilitazione popolare contro le precedenti Leggi Regionali in materia di servizi idrici, in particolare contro le L.R. n. 21/1998 e n. 18/2006, per le parti che imponevano la privatizzazione dell'erogazione dell'acqua. A sostegno di tali mobilitazioni si sono attivati i Comuni; nel 2007 ben 144 Consigli Comunali della Lombardia hanno deliberato contro la L.R. 18/2006; con la successiva L.R. 1/2009, "concordata" coi sindaci referendari, è stata reintrodotta la possibilità dell'affidamento diretto ad aziende totalmente pubbliche.

A tale proposito, ci preoccupa l'eventuale attribuzione delle competenze del governo dei S.I.I. alle Province, che di fatto esautorerebbe i Comuni (ovvero gli Enti più vicini ai cittadini) dalle decisioni su un bene vitale e di interesse per tutti i cittadini qual è l'acqua, cancellando il federalismo rappresentato dai Comuni stessi.

Alla luce di quanto sopra, si chiede di non approvare il suddetto Progetto di Legge per le parti in cui si applica il Decreto Ronchi (che di fatto consegnerà ai privati la gestione dell'acqua) e in cui si esautorano i Comuni delle decisioni in materia di governo dei servizi idrici.
Certi che prenderete in considerazione le nostre richieste, porgiamo distinti saluti.


COMITATO _____________ oppure NOME COGNOME


rif.: Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica - email: roberto@circoloambiente.org

sabato 3 luglio 2010

Di Sertori, d'acqua e di tanto altro

Apprendiamo dai media locali l’appello del Presidente della Provincia di Sondrio a partecipare alla manifestazione di piazza del 27 p.v. con la partecipazione dei Van De Sfroos.

Il tema delle acque in provincia di Sondrio ruota intorno a diverse questioni che si possono così sintetizzare:

1) la mancata firma dell’intesa che renderà efficace il bilancio idrico del PTCP (Piano territoriale di coordinamento provinciale);

2) i ricorsi avverso il bilancio idrico stesso presentati dai produttori di energia elettrica;

3) la rivendicazione della titolarità del demanio idrico;

4) prelievi in esubero rispetto alle concessioni e canoni e sovraccanoni rivieraschi ed elettrici;

5) applicazione del DMV (Deflusso Minimo Vitale) e conseguente rideterminazione delle concessioni (ma anche le diverse modalità di calcolo, i controlli, il PTUA - Piano di tutela delle acque- rivisto e corretto ecc.);

6) il rinnovo delle concessioni in scadenza;

7) le multiutility, l’ATO e l’acqua pubblica…

A questo possiamo ora aggiungere l’art. 15 della recente manovra finanziaria.

Si dice che la firma dell’intesa da parte del Governatore Formigoni sia imminente: confidiamo che sia così ma intanto mancano atti forti e concreti per rivendicare la titolarità del demanio idrico così come non si vedono iniziative dell’Ente Provincia tese ad esigere i sovraccanoni non versati dalle azienda a seguito di prelievi in esubero sulle concessioni;

Non conosciamo la ratio del sopraccitato art. 15 dell’approvanda manovra che determinerebbe il pagamento di un canone aggiuntivo a carico dei produttori di energia elettrica ed in favore dello Stato… Potrebbe, e si sottolinea il condizionale, potrebbe anche essere la conseguenza di un accordo Governo- Società idroelettriche per la proroga/rinnovo automatico delle concessioni idroelettriche in scadenza.

L’argomento comunque non è di quelli che dovrebbero sollecitare una manifestazione di piazza, ma piuttosto un argomento tecnico da trattare a livello istituzionale.

Ha ragione il Presidente della Provincia Sertori quando afferma che queste risorse dovrebbero andare agli enti locali e non allo Stato, ma intanto si evidenzia che l’Ente Provincia non va ad esigere quello che le spetta come i sovraccanoni rivieraschi delle cui convenzioni l’Ente Provincia è capofila.

Come coordinamento provinciale per la campagna referendaria “Acqua Pubblica” non scenderemo quindi in piazza il 27 giugno prossimo ed al contempo invitiamo l’Ente Provincia ad andare ad esigere quello che le spetta e che spetta ai territori dei comuni rivieraschi: si tratta di milioni di euro per i quali ci aspettiamo azioni istituzionali e non feste di piazza che tra l’altro comportano spese a carico della collettività per un evento mediatico che, ne siamo certi, non produrrà alcun effetto concreto.

Il Coordinamento Provinciale di Sondrio

per la campagna referendaria

“Acqua Pubblica”


martedì 18 maggio 2010

Raggiunte le 500mila firme!

| Andrea Palladino
L'acqua marcia e fa 500 mila

La firma numero cinquecentomila ha un nome importante. È un nome collettivo, fatto da migliaia di persone che nell'ultimo - e decisamente burrascoso - fine settimana si sono messi in fila davanti ai banchetti del referendum per l'acqua pubblica. Forse la mano che ha materialmente fatto raggiungere - in un terzo del tempo - il numero minimo per la presentazione dei tre quesiti referendari era di una coppia di Assisi. Con il loro figlio piccolo erano alla marcia della pace e quando hanno visto i manifesti "L'acqua non si vende" del Forum per l'acqua non hanno esitato. Solo qualche giorno fa la Umbria Acqua Spa gli aveva staccato l'acqua, raccontano da Assisi. Una dimenticanza, una bolletta lasciata troppo tempo tra le carte di casa e l'acqua non scorre più dai rubinetti. Ai privati - Acea possiede il 40% di Umbria Acqua - non importa il perché, poco interessa se hai un figlio piccolo che ha bisogno di essere lavato anche più volte al giorno. Alle corporation interessa quella formula magica del liberismo, «l'equilibrio economico finanziario». Ovvero i bilanci, le quotazioni in borsa e i flussi finanziari.
Quella della coppia di Assisi è solo una delle tante piccole storie che i militanti dell'acqua pubblica si raccontano il giorno dopo il fine settimana che ha permesso di attraversare il guado delle cinquecentomila firme. È un successo clamoroso, forse mai raggiunto da altri referendum. Solo quattro anni fa furono necessari diversi mesi per raccogliere poco più di quattrocentomila firme per la proposta d'iniziativa popolare sulla ripubblicizzazione dell'acqua, che ancora oggi è ferma in Parlamento. È dunque profondamente cresciuta la mobilitazione, ma soprattutto si è diffusa la consapevolezza sul peso che ha la gestione dei beni comuni nella democrazia italiana. In quattro anni gli italiani hanno capito che non c'è bisogno di privatizzare l'acqua, perché - in realtà - già viviamo da diverso tempo la gestione delle corporation. In italiano si chiamano società per azioni e, a prescindere dalla composizione del capitale sociale, hanno per legge e per statuto la missione di fare profitto, a qualsiasi costo. Per la coppia di Assisi poco importa se la Umbria Acqua Spa è oggi posseduta al 60% dai comuni, perché poi, alla fine, chi stacca l'acqua è lo stesso soggetto che intasca gli utili. E i cinquecentomila che fino ad oggi hanno firmato per i tre quesiti referendari hanno in mente il vero peso detenuto dai soci privati. È lo stesso meccanismo - ampiamente raccontato - di Acqualatina (51% in mano ai comuni, 49% controllato da Veolia), di Acea (51% controllato dal Comune di Roma, 49% diviso tra Caltagirone, Suez e azioni scambiate in borsa) e di tante altre società miste, dal nord lombardo fino alla Calabria e alla Sicilia. E sta in questa consapevolezza la differenza vincente dei tre referendum dei movimenti per l'acqua con quello presentato da Di Pietro e con la proposta di legge degli ecodem del Pd: la privatizzazione è già arrivata alla fine degli anni '90, quando i privati iniziarono a gestire all'interno delle Spa miste. Quando i cittadini umbri, laziali, toscani, calabresi, lombardi e di tante altre regioni dove i privati sono entrati nelle gestioni idriche firmano hanno davanti agli occhi gli aumenti delle bollette e la volatilizzazione degli investimenti. È il caso, ad esempio, di Trieste, dove l'efficienza della rete è diminuita dopo il passaggio da azienda pubblica a società per azioni. O della provincia di Pescara, dove proprio ieri l'Ato ha comunicato l'aumento record del 30% in un solo anno delle tariffe. Anche in questo caso il gestore - l'Aca - è divenuto società di diritto privato ed oggi solo il 3,6% delle voci di costo va in investimenti sulla rete.
Il peso di questo primo risultato raggiunto era ieri visibile nella sede del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. «Il risultato è straordinario, mezzo milione di firme in appena un mese - commenta Corrado Oddi, del coordinamento del Forum - Questa è la dimostrazione non solo che sul tema dell'acqua c'è una grande sensibilità, ma che si intercetta una domanda più profonda e più radicale, che va in contrasto con la mercificazione dei beni comuni e di tutti gli aspetti della vita in generale». E non è solo una questione di contenuto, ma di una mobilitazione in grado di coinvolgere al di là della crisi della sinistra: «D'altro canto l'impostazione data dal Forum - prosegue Oddi - fa emergere una domanda di nuova politica».
La strada ora da percorrere non è finita. Nei prossimi due mesi sarà necessario blindare i tre quesiti con un numero molto alto di firme. Gli ostacoli intermedi sono l'eventuale concorrenza con il quesito di Di Pietro - anche se in pochi hanno visto i banchetti dell'Idv in giro nelle piazze italiane - e il vaglio della Corte Costituzionale. L'ostacolo principale è però il quorum. Su questo punto batte da tempo il gruppo degli ecodem e il circolo più legato a Bersani all'interno del Pd. Ma, numeri alla mano, le previsioni dei democratici sembrano essere decisamente perdenti.

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